giovedì 11 agosto 2022

Non voglio avere paura - Recensione su richiesta #1

Ore 17:00 - Tisana limone e zenzero (per alleviare anche solo un poco il terribile male che provo alla gola…)

È un sabato di luglio quando vedo il messaggio di Alice. Mi chiede se posso leggere il suo libro per farne una recensione, sincera e onesta. Lo ha editato AmarganTa, ed è stato presentato al pubblico lo scorso agosto. È la prima volta che un autore mi scrive. Prima di decidere le chiedo di inviarmi un po’ di materiale. Non conosco Alice, e vorrei saperne di più sul suo lavoro. Lei gentilmente mi invia la versione digitale del suo romanzo, qualche foto, un breve riassunto e un’intervista. Scopro così che Alice condivide la mie stesse origini emiliane. È nata infatti nei dintorni di Bologna, e la sua storia si ambienta in un paesino della provincia forlivese: Modigliana. Il romanzo è il primo scritto dall’autrice, la quale non pensava di diventare un giorno scrittrice. È il frutto di una legame importante e sentiva il bisogno di condividerlo con carta e penna. Guardo la copertina: un disegno molto semplice, ma che mi piace molto. Una ragazza, un fiore e un paesaggio. Bianco e nero, ma con qualche nota di colore. Penso subito sia un libro per bambini. A questo punto, come sono solita fare per decidermi, leggo le prime righe del testo: 

“Era una bambina dagli occhi chiari, occhi che presto vedranno la guerra…” 

Copertina e inizio insieme mi colpiscono. “Un tema importante per un pubblico giovane!”, penso. Rifletto ancora un attimo e poi tra me e me dico “Perché no?!”. Prendo il cellulare e rispondo ad Alice. Accetto la sua proposta.

“Non voglio avere paura” di Alice Venturoli, è la storia di una bambina di undici anni di nome Maria, nata  l’8 luglio 1933. Maria è una bambina felice, ma i tempi sono difficili, e anche se le piace la scuola, non le dispiace non andarci più per poter aiutare con il lavoro papà Luigi, affaticato dalla malattia. Ama la sua famiglia composta da mamma, papà e i suoi sette fratelli e le piace stare all’aria aperta. Ciò che turba la piccola è quello che accade in cielo. È infatti il 1944 e il territorio di Modigliana è una zona sensibile poiché di confine. Un giorno quel cielo cambierà radicalmente la quotidianità di Maria. Lei e la sua famiglia saranno costretti a fare delle scelte e ad affrontare difficili prove. Eppure, anche quando tutto fa paura, i buoni sentimenti possono essere la chiave per ritrovare il coraggio di sorridere…

“C’era una volta una bambina di undici anni di nome Maria…” Questo sarebbe idealmente potuto essere un incipit perfetto per la storia raccontata in questo romanzo. Tutto nel testo infatti richiama lo schema della favola. In primo luogo la struttura composta da: una situazione iniziale, lo sconvolgimento della normalità e il ritorno ad un equilibrio. Il linguaggio anche: è semplice e didattico, sebbene a tratti un po’ ingenuo. Si capisce che l’autrice è un’esordiente. I periodi sono brevi e diretti. Abbondante l’uso degli aggettivi, mentre i tecnicismi vengono spiegati a piè di pagina, seppur non sempre con costanza. Anche i personaggi sono descritti con caratteristiche che ricordano alcuni intramontabili cliché che forse si poteva provare a superare (la giovane Maria ad esempio mi ha richiamato un po’ troppo alla memoria la piccola fiammiferaia o l’intramontabile Heidi!!). Non manca infine la morale finale, tipica delle favole, ma che è certamente ciò che più ho amato di questo romanzo. Il finale e la riflessione che da esso scaturisce è infatti ciò che dà un senso più profondo alla storia. Perché la guerra, purtroppo, non è una favola, ma una realtà che ha toccato e che ci tocca ancora da vicino! Ecco perché giustamente non si sceglie  un “C’era una volta” come inizio. Perché la guerra c’è stata eccome tra i campi e le montagne forlivesi ed è giusto e bene ricordarselo!

Un periodo buio, ma ricco di storie di grandi e piccoli che aspettano solo di essere raccolte e fissate su carta; raccontate e tramandate alle generazioni più giovani. Non sono e non devono essere solo storie di paura, o di angoscia, ma avventure ricche di coraggio, speranza, forza di volontà e amore. Storie di uomini, donne e bambini che insegnino a vedere la luce oltre il buio, a non avere paura se non della paura stessa; a non arrendersi all’evidenza e a sperare sempre in un domani migliore, nonostante il male, nonostante il dolore, nonostante la desolazione e la morte.

Tutto ciò viene racchiuso in questo breve romanzo, che non è dunque semplicemente una favola. Esso è insieme anche romanzo di formazione, storico e testimonianza. È una storia semplice, ma non banale. Un racconto breve e toccante che smuove con gentilezza corde emozionali belle e profonde. Non è un racconto che sconvolge, o angoscia. È una storia che insegna ai più giovani, e ricorda ai grandi che li seguono, a buttare il cuore oltre l’ostacolo, a far spazio alle emozioni positive e a dar voce alla speranza. È una storia che alla fine insegna “a non aver paura”, nonostante tutto.

Trovo dunque questo romanzo perfetto da leggere a casa in famiglia, negli asili o tra i banchi di scuola. Questa storia, grazie anche ai disegni che la accompagnano (assolutamente azzeccati!), credo possa essere davvero un ottimo strumento per avvicinare i più piccoli a tematiche così difficili, ma fondamentali. Poiché il passato, anche quello più scomodo, ha sempre qualcosa da insegnare al nostro presente, e come Alice Vignoli ci ricorda con il suo lavoro, può avere il profumo di un pomeriggio tra i campi, il colore del cielo del mattino, il sapore della cioccolata calda e l’odore di una nonna e di un nonno che raccontano davanti al camino ciò che è stato ed è bene non vada dimenticato, oggi come allora.

Un libro perfetto da avere tra le mani a… L’ora del Té

L’Ele


Non voglio avere paura, Alice Vignoli
2021, AmarganTa edizioni.
Illustrazioni di Antonella Loschi.
Costo cartaceo: 10, 97 euro